Ho trascorso 3 giorni indimenticabili a Roma, e durante una delle tante soste alla stazione Termini ho notato una pubblicità nella parte posteriore di un autobus. E' una cosiddetta "metapubblicità", ovvero un messaggio pubblicitario fatto dall'agenzia (in questo caso, Lowe Pirella), per l'agenzia stessa... autoreferenziale, insomma. E aggiungerei anche molto riuscita:
Semplice, lineare, comprensibile ma non palese. Ma soprattutto intelligente, per diverse ragioni:
la prima è quella forse più banale, e cioè che Roma è una metropoli e come tale una delle sue caratteristiche più ovvie è proprio la presenza massiccia di un numero considerevole di mezzi di trasporto... Che siate cittadini residenti a Roma o turisti o uomini d'affari in viaggio di lavoro, chi di voi non è mai salito su un autobus romano?
La seconda ragione per la quale questo messaggio è riuscitissimo è l'intelligente gioco di parole che "ruota" intorno (giuro che non l'ho fatto apposta!) all'uso dei verbi "salire" e "scendere", chiaramente in sintonia con le azioni più frequenti legate ad un mezzo di trasporto.
Infine, mi concentrerei un attimo sulla prima parte di questo messaggio: "la buona pubblicità". Ed aggiungerei: "un buon copy". Sono fermamente convinta che la forza principale di questa ad risieda proprio nel copy, così breve, semplice, quasi un'equazione (buona pubblicità= economia - crisi), eppure incisivo, originale, diretto a pochi ma fondamentali punti focali, autoreferenziale e allo stesso tempo metaforico. In una parola: geniale. Eppure esistono ancora tante agenzie pubblicitarie in Italia, tra cui quella nella quale ho avuto la sfortuna di essere sfruttata per 8 mesi di stage non retribuito: un'agenzia nella quale le campagne pubblicitarie partono da un'immagine, scoperta talvolta "a caso", sfogliando libri vecchi cent'anni (da cui risultano quindi pubblicità non solo scopiazzate ma anche tremendamente obsolete), mentre il copy ha la sola funzione (quando ce l'ha) di trovare una head che "descriva" l'immagine trovata. Cosa che anche un bambino di 3 anni sarebbe capace di fare. Non esiste frustrazione più grande per un copy che ha tante idee da proporre, ma credo che la frustrazione più grande sia quella dell'agenzia stessa: se nessuno lì dentro riesce a capire che una "buona pubblicità", appunto, nasce innanzitutto da un concetto forte e vincente, intorno al quale il visual ed il copy si plasmano assumendo prima due forme distinte e, pian piano, un unicum creativo.... beh, se non riesce a capire questa, che è la vera essenza di un messaggio pubblicitario, farebbe meglio a cambiare mestiere.
Semplice, lineare, comprensibile ma non palese. Ma soprattutto intelligente, per diverse ragioni:
la prima è quella forse più banale, e cioè che Roma è una metropoli e come tale una delle sue caratteristiche più ovvie è proprio la presenza massiccia di un numero considerevole di mezzi di trasporto... Che siate cittadini residenti a Roma o turisti o uomini d'affari in viaggio di lavoro, chi di voi non è mai salito su un autobus romano?
La seconda ragione per la quale questo messaggio è riuscitissimo è l'intelligente gioco di parole che "ruota" intorno (giuro che non l'ho fatto apposta!) all'uso dei verbi "salire" e "scendere", chiaramente in sintonia con le azioni più frequenti legate ad un mezzo di trasporto.
Infine, mi concentrerei un attimo sulla prima parte di questo messaggio: "la buona pubblicità". Ed aggiungerei: "un buon copy". Sono fermamente convinta che la forza principale di questa ad risieda proprio nel copy, così breve, semplice, quasi un'equazione (buona pubblicità= economia - crisi), eppure incisivo, originale, diretto a pochi ma fondamentali punti focali, autoreferenziale e allo stesso tempo metaforico. In una parola: geniale. Eppure esistono ancora tante agenzie pubblicitarie in Italia, tra cui quella nella quale ho avuto la sfortuna di essere sfruttata per 8 mesi di stage non retribuito: un'agenzia nella quale le campagne pubblicitarie partono da un'immagine, scoperta talvolta "a caso", sfogliando libri vecchi cent'anni (da cui risultano quindi pubblicità non solo scopiazzate ma anche tremendamente obsolete), mentre il copy ha la sola funzione (quando ce l'ha) di trovare una head che "descriva" l'immagine trovata. Cosa che anche un bambino di 3 anni sarebbe capace di fare. Non esiste frustrazione più grande per un copy che ha tante idee da proporre, ma credo che la frustrazione più grande sia quella dell'agenzia stessa: se nessuno lì dentro riesce a capire che una "buona pubblicità", appunto, nasce innanzitutto da un concetto forte e vincente, intorno al quale il visual ed il copy si plasmano assumendo prima due forme distinte e, pian piano, un unicum creativo.... beh, se non riesce a capire questa, che è la vera essenza di un messaggio pubblicitario, farebbe meglio a cambiare mestiere.
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